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Il diritto del lavoro, nel nostro Paese, si sta assestando. Non potrebbe essere diversamente dopo anni di riforme e cambiamenti che hanno mutato profondamente il sistema italiano. Non si può più affermare come abbiamo fatto in precedenza che il ciclo di riforme inaugurato nel 2012 sia giunto "a compimento". Un'affermazione del genere non si adatta allo scenario legislativo cui assistiamo nel 2016. Le riforme continuano; come pure continuano gli aggiustamenti, nelle aule di tribunale come all'interno delle aziende, delle riforme passate. Quello che bisogna imparare a conoscere, e usare, è il nuovo corpus del diritto del lavoro; un insieme di leggi e interpretazioni che hanno concetti e meccanismi autenticamente nuovi. Leggi che ci chiedono di ripensare gli automatismi stratificati in anni di pratica e interpretazione. È cambiata la normativa sul controllo a distanza dei dipendenti; è cambiato il concetto di ius variandi; è cambiato il modo in cui si programma e gestisce una riorganizzazione aziendale; sono cambiati gli ammortizzatori sociali, il loro utilizzo e i presupposti per la loro concessione; è cambiato il diritto sindacale. Il codice del lavoro, arrivato alla diciottesima edizione, è la fotografia di questo cambiamento e, allo stesso tempo, uno strumento fondamentale per comprendere, e usare, gli istituti del diritto del lavoro italiano.